sabato 30 agosto 2008

"The mother road"

La Route 66 nacque nagli anni '20, nell'ambito di un progetto che mirava alla riorganizzazione della viabilità, specialmente nel West, delle piste create nei secoli da indiani e pionieri.

Fu voluta da Cyrus Stevens Avery, un uomo d'affari di Tulsa, Oklahoma. Sebbene il percorso deciso non fosse il più breve tra Chicago e Los Angeles, aveva i vantaggi di essere in gran parte pianeggiante e di essere percorribile tutto l'anno, visto che attraversa il paese abbastanza a sud.

La strada venne inaugurata nel 1926, con il nome di Ruote 66. Era pavimentata solo in minima parte, e semplicemente univa vari tratti delle vecchie piste indiane e dei pionieri. Subito, però, le amministrazioni locali iniziarono a miglirare la viabilità e la pavimentazione venne completata nel 1938.

Nel 1934 assistette alla fuga di centinaia di Farmers dell'Oklahoma verso la California, a causa di una violenta siccità (il periodo chiamato The Dust Bowl). Nel 1939 John Steinbeck nel suo "Furore" descrisse questo periodo, chiamando la Route 66 The Mother Road.

La Route 66 divenne subito una leggenda.

Durante la seconda guerra mondiale la strada sopportò il 50% di tutto il traffico degli approvvigionamenti che, partendo dalla zona dei grandi laghi, Chicago e Detroit, dovevano arrivare fino a San Diego per il rifornimentodelle truppe impegnate nel Sud Pacifico.

Finita la guerra milioni di americani, percorsero la Route 66 da Est a Ovest per stabilirsi nel nuovo Eldorado della California.

L'esperienza bellica mise in evidenza il bisogno di una rete stradale più efficiente. Fu così che Eisenhower decise di dirottare il traffico, oramai divenuto insostenibile, verso le Interstate Highways, a più corsie. L'impresa segnò il declino della Route 66. Molte piccole città vennero tagliate fouri dal traffico e a poco a poco si spopolarono e vennero infine abbandonate.

Negli anni 60 la Route 66 era però ancora cosi' popolare che la rete televisiva CBS le dedico' un serial televisivo interpretato da due avventurosi viaggiatori a bordo di una mitica Corvette che, pur progettata nel 1954 dalla Chevrolet, divenne presto l'emblema della strada. Mai come nei suoi ultimi anni di servizio la Route 66 fu cosi' famosa ed amata.

Nel 1985, completato l'ultimo tratto dell'Interstate I-40, non fu più necessario percorrere la Route 66, che venne rimossa dal sistema delle highways. Ben 5 Interstate sono state necessarie per rimpiazzare la Route 66.

Questo evento scosse le coscienze degli statunitensi.Si formarono associazioni, vennero eretti di nuovo i segnali stradali, la stampa ricomincio' ad occuparsene ed i viaggiatori ripresero a percorrere la vecchia mitica strada finalmente liberata dal carico del traffico pesante intercontinentale.

Il 1994 segna la rinascita della Route 66, quando divenne l'unica strada al mondo definita come parco nazionale, e con le sue 2.400 miglia e' anche il piu' lungo mai istituito.

Per ulteriori info:
http://www.lastrada66.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/U.S._Route_66

sabato 23 agosto 2008

Into the wild


Sono finalmente riuscito a vedere questo film. Stupendo.
Mi ha portato ad alcune considerazioni. Innanzi tutto, per quanto Chris sia spinto nel suo viaggio dalla sacrosanta ricerca della felicità, mi ha colpito come non si curi dell'infelicità che le sue scelte comportino nei suoi cari e nelle persone che incontra durante il suo peregrinare negli USA.
Mi ha fatto pensare che forse, se avessi il coraggio di mollare tutto e partire, non andrei fino in fondo. Mi fermerei un po' prima.
"La vera felicità va condivisa." Con questa frase si conclude il film, ma forse Chris se n'è accorto troppo tardi.

Mi ha fatto pensare anche alla visione della felicità che traspare da "La ricerca della felicità" di Muccino.
Per un ragazzo in lotta con un mondo che non sente proprio la felicità è il vagabondare senza meta e senza soldi, per un padre con un figlio a carico la felicità è riuscire a trovare un lavoro ben retribuito che dia la maggior sicurezza economica possibile.

Come al solito la verità potrebbe essere nel mezzo.

giovedì 21 agosto 2008

Vivere lentamente

Ogni tanto mi sento dire: " Ma come, sei a Torino a studiare e non ne approfitti per andare a teatro, a vedere mostre, al cinema a vedere cose che una grande città ti può offrire?"
In questi casi rispondo diplomaticamente dicendo che abito un po' fuori mano, e che non posso mica uscire tutti i giorni a piedi o in taxi.
La verità è che se devo stare otto ore al giorno all'università, se almeno altre otto le devo passare dormendo, se devo fare colazione, pranzo e cena, se devo mantere un minimo di relazioni interpersonali, se devo studiare, perché questo è quello per cui sono a Torino, se devo mantenere in condizioni igienico-sanitarie decenti me stesso e l'alloggio, se in più dovessi anche andare a correre o in palestra, andare a teatro o a mostre o anche solo a passeggiare in centro, o istituiamo le giornate di 36/48 ore, oppure c'è qualcosa che non va. Lo so benissimo anch'io che la qualità della vita migliora se uno rallenta e fa tutto con più calma. Il punto è che, secondo me, per vivere in quel modo nella società occidentale bisogna essere dei privilegiati, ovvero avere un lavoro che non impegni al di fuori dell'orario d'ufficio, non dover passare metà giornata in viaggio tra casa e posto di lavoro, non avere superiori che ti stressino con scadenze troppo ravvicinate, non avere figli da portare a scuola/calcio/piscina/musica o le altre mille attività che potrebbero fare.
In alternativa si può mollare tutto per ritirarsi a vita contemplativa in un qualche monastero cristiano o buddista o di qualche altra religione, o semplicemente mollare tutto per trasferirsi in qualche paesino ameno sui monti o in campagna. Allora uno trova tutto il tempo che vuole. Ma anche se semplice questa strada non è molto percorribile.
Il guaio è che rispetto a qualche decennio fa stiamo sicuramente meglio a livello economico, ma ci vediamo sottoposti ad una qualità di vita secondo me decisamente scarsa.

martedì 19 agosto 2008

Inquinamento

Non c'è dubbio che il mondo sia sofferente, continuiamo a infischiarcene della sua salute, lo sporchiamo lo sfruttiamo senza ritegno e poi ci lamentiamo quando ci si rivolta contro e siamo colpiti da catastrofi e dal tempo che non segue più l'alternanza naturale delle stagioni. Il mondo ha la febbre, ma sembriamo non accorgercene. La colpa è nostra, che non facciamo attenzione alle risorse che consumiamo in ogni istante del nostro passaggio sul pianeta.
Essendo io un amante delle auto, troppo spesso criminalizzate per l'inquinamento delle nostre città, vorrei condividere con voi alcune considerazioni.
E' vero che ormai l'uso dell'auto è fin troppo inflazionato, che la usiamo per fare dei percorsi ridicolmente brevi, che passiamo più tempo in coda con il motore acceso, e che quindi inquina senza motivo, di quanto non passiamo realmente a spostarci, che la usiamo quasi sempre da soli, anche se abbiamo il SUV gigantesco a sette posti. Utilizzando in maniera più intelligente l'auto, ovvero utilizzando la maggior parte dei sedili disponibili, aderendo a servizi come il Car Sharing, razionalizzandone l'uso, utilizzando i mezzi pubblici, si può far molto. Si può fare molto anche evitando di comprare i SUV, auto che non sono pratiche, non sono intelligenti e non offrono nulla di più di ciò che può offrire una buona station wagon, se non uno spreco di combustibile enormemente maggiore.
D'altra parte le colpe dell'inquinamento ricadono quasi esclusivamente sull'auto, demonizzandola e dimenticando che essa è in minima parte colpevole. Infatti ci si dimentica sempre più spesso che i riscaldamenti delle abitazioni sono la maggior parte delle volte degli impianti a nafta concepiti e realizzati mezzo secolo fa, che in città circola un parco di mezzi pubblici con un'età media che fa paura, vedi, per esempio gli autobus di Torino, ma anche delle altre grandi città italiane, ancora targati TO... che significa immatricolati prima del 1993, che su tratte ferroviarie come quella valdostana viaggiano motrici degli anni '70 se va bene. Ci si dimentica che l'Italia produce la stragrande maggioranza dell'energia elettrica da centrali a turbogas e a carbone, mentre le fonti rinnovabili sono relegate al ruolo di comprimarie; è vero, noi abbiamo rinuciato al nucleare, che pone altri problemi, con le scorie che produce, ma ormai si è giunti, con le centrali di generazione 3+ e 4 ad una minimizzazione dei rifiuti, ma almeno in atmosfera immettono solo vapore acqueo (ovviamente a meno di incidenti, ma questo è un altro discorso). Ci si dimentica di industrie come i cementifici, cui la normativa impone limiti sulle emissioni in funzione di ciò che bruciano, per cui vengono alimentati a pneumatici usati e schifezze della peggior specie, perché in quel modo possono inquinare di più e costa meno il prodotto finito.
Inserisco una tabella in cui vengono elencate le emissioni inquinanti delle auto dal 1983 alla normativa attuale. Le auto Euro 4 oggi abbiano emissioni inquinanti tra 20 e 50 volte minori di quelle di un'auto analoga di 25 anni fa per quanto riguarda CO, HC e NOx e di 10 volte minori per il particolato, nonostante pesino molto di più, siano più comode e sicure. Questo perché normative sempre più severe hanno incentivato la ricerca e il miglioramento delle tecnologie.

Auto a benzina Auto a gasolio
Direttive Anno CO HC+NOx CO HC+NOx Particolato
- 1983* 100 100 100 100 -
- 1990** 36 34 36 34 100
Euro 1 1993 13 17 13 17 52
Euro 2 1996 11 9 5 16 37
Euro 3 2000 7 5 3 9 19
Euro 4 2005 3 2 2 5 9

*fatto 100 il valore previsto nel 1983 per CO e HC+NOx
** fatto 100 il valore del 1990 per il particolato
CO=monossido di carbonio
HC+NOx=idrocarburi incombusti + ossidi d'azoto

Inizio da qui

Salve a tutti, il motivo per cui sto iniziando a scrivere questo blog non è chiaro nemmeno a me, nemmeno io so cosa aspettarmi da questa nuova avventura, ma è da un po' che leggo i blog in giro sul web, e mi è venuta voglia di averne uno mio. Vorrei che questo, come tanti altri, sia un blog che aiuti a mantenere i contatti con gli amici di sempre, ma anche spero offra spunti per scambiarsi idee e consigli.
Direi di iniziare con una breve presentazione.
Molti di voi mi conoscono già di persona, ma per chi non mi conoscesse sono noto ai più come Baldo, anche se negli anni si sono accumulati vari soprannomi più o meno azzeccati. Studio Ingegneria dell'Autoveicolo al Politecnico di Torino, per cui, come potete intuire, amo profondamente tutto ciò che abbia un motore e delle ruote. Ho un carettere abbastanza difficile (forse "abbastanza" è un eufemismo!), sono impulsivo, instabile e timido. In generale non concedo facilmente l'amicizia a qualcuno, perché credo che sia meglio avere pochi amici ma fidati, che tanti di cui non sai se fidarti o meno. Non ho mai amato la folla e cerco di evitare la ressa.
Per ora mi fermo qua, in futuro magari aggiungerò qualche altro dettaglio.